Il Baracchino: l’animazione per adulti “made in Palermo” sbarca su Prime Video

Comicità underground, sperimentazione visiva e un cuore nostalgico tutto siciliano.

di Monica Pizzurro

Il mondo dell’animazione italiana sta finalmente cambiando volto, e in parte lo dobbiamo a Palermo. Con Il Baracchino, la prima serie d’animazione italiana prodotta da Amazon Prime Video per un pubblico adulto, lo studio palermitano Megadrago firma un progetto ambizioso e originalissimo, che segna un punto di svolta nel panorama dell’audiovisivo nazionale. Sei episodi brevi ma intensi, che raccontano il tentativo disperato e surreale di salvare un locale dimenticato, un tempo tempio della comicità, oggi rifugio di alcolici annacquati e sogni sgualciti.

Un’anima siciliana tra marionette, 3D e pupazzi

Prodotta da Lucky Red e creata da Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola, Il Baracchino è molto più di una serie comica: è una vera dichiarazione d’intenti artistica. Il cuore creativo pulsa infatti in Sicilia, dove il team di Megadrago ha messo insieme una miscellanea visiva che unisce 3D, animazione tradizionale, stop-motion, pupazzi e marionette, il tutto realizzato con il software open-source Blender. Un lavoro artigianale e sperimentale, dove l’ibridazione delle tecniche diventa metafora della molteplicità dei personaggi e delle loro visioni del mondo.

Una produzione che racconta, anche attraverso le sue scelte estetiche, la vitalità di una Palermo che ha voglia di raccontarsi fuori dagli stereotipi, mescolando avanguardia e identità, cultura pop e malinconia da cabaret.

Tra unicorni imprenditori e piccioni tabagisti

Sembra uscita da un sogno post-sbronza, eppure fila tutto alla perfezione. Il Baracchino è un vecchio locale in decadenza, oggi gestito da Maurizio, un unicorno cinico e disilluso doppiato da Lillo, che vorrebbe solo vendere tutto a un investitore deciso a trasformarlo in un kebabbaro. Ma Claudia (voce di Pilar Fogliati), umana e tenace, tenta il tutto per tutto per salvarlo, nel ricordo della zia Tatiana, un tempo comica di punta lanciata proprio da quel palco.

Per farlo, Claudia decide di organizzare una serata di stand up con una formazione improbabile: Luca, un piccione tabagista dalla battuta velenosa (e la voce di Luca Ravenna), Leonardo Da Vinci, genio boomer confuso dal presente, John Lumano, umano normalissimo ma inconsapevole del proprio delirio, il fan sfegatato Donato la Ciambella, e la star annunciata Larry Tucano, la cui performance dovrebbe (forse) risollevare le sorti del locale.

La comicità arriva da ogni direzione, e non mancano guest vocali d’eccezione come Stefano Rapone, Daniele Tinti, Michela Giraud, Frank Matano e Pietro Sermonti, oltre allo stesso Salvo Di Paola nel ruolo del timido tuttofare Gerri. A loro si aggiungono, negli ultimi tentativi di rilancio, anche le comiche Noemi Ciambell (dolcetto irriverente) e Tricerita, triceratopo punk con eco-ansia.

Perché è un punto di svolta per la serialità italiana

Il Baracchino arriva in un momento chiave: l’animazione per adulti, in Italia, è ancora spesso confinata ai margini. Ma questa serie dimostra che è possibile parlare a un pubblico maturo con linguaggi nuovi, accessibili e profondi. E che Palermo può essere un laboratorio creativo di primo livello, capace di fare innovazione tecnica e narrativa a partire dal territorio, portando lo spirito della stand up e della comicità d’autore dentro uno stile visivo fresco, internazionale ma profondamente radicato nel contesto culturale siciliano.

Il Baracchino, insomma, è un progetto che fa ridere ma non scherza affatto. Un’opera che parla di fallimenti, memoria, aspirazioni e seconde possibilità – proprio come certe storie che solo Palermo sa raccontare.

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