A Capunata palermitana

Agrodolce un po' salata

di Salvatore Lorenzini

Sugo di pomodoro, sedano, cipolla, olive, capperi, zucchero e aceto, aggiungete le melanzane fritte e avrete rovinato uno dei piatti tipici della cucina aristocratica siciliana.

Voi siete qui per la vera povera ricetta della “Capunata palermitana“, quella del popolo che non si poteva permettere la Lampuga (Capune in siciliano) e quindi aggiungeva le melanzane che ricordavano il capone nell’aspetto ma non nell’odore, per fortuna.

Di seguito la ricetta consigliata per 6 persone, o 1 persona se siete particolarmente affamati:

  • 6 melanzane lunghe, “chidde nustrali
  • Sugo di pomodoro “ra buatta” ma meglio fresco. Chiedo scusa a mia nonna
  • 2 o 3 cucchiai di capperi senza sale
  • 250 g di olive verdi senza nocciolo (quelle col nocciolo servitele al vostro dentista ringraziandolo per la precedente parcella)
  • Mezzo bicchiere di aceto di vino bianco
  • 2-3 cucchiai di zucchero semolato in base al tipo di diabete
  • 1 cipolla dorata o 2 argentate o 3 bronzate
  • 3 o 4 gambi di sedano
  • olio EVO, o medioEVO se siete di un’altra annata
  • basilico fresco dal balcone del vicino confinante perché il basilico del vicino è sempre più verde
  • sale a piacere

Preparazione e procedimento

  1. Lavate e pulite le melanzane, tagliatele a cubetti ed evitate di buttarle per terra sennò le dovrete lavare e pulire nuovamente. Cospargetele con del sale e mettetegli un peso sopra. Buttatevi un po’ di sale alle spalle. In questo modo le melanzane depositeranno tutto l’amaro risultando più dolci al palato e allo stesso tempo avrete cacciato i vostri demoni. Mettetele a scolare. Ricordate che dovranno essere ben asciutte prima di essere fritte sennò risulterà difficile pulire il piano cottura successivamente. Per la frittura consiglio olio di semi di girasole perché aiuterà le melanzane a non assorbire troppo olio durante la frittura.
  2. In una ciotola versate l’aceto e lo zucchero e mescolate per bene finché lo zucchero non si sarà completamente sciolto. Questo processo potrà causare dipendenza all’aceto ma a noi non importa.
  3. Pulite i gambi di sedano privandoli dei filamenti che risultano poco digeribili. Tagliateli a cubetti e fateli sbollentare in acqua salata giusto 5 minuti per non annoiarvi.
  4. Sbucciate la cipolla e tritatela fine, non vastasa. Questa vi servirà per il soffritto. In una pentola mettete la cipolla e l’olio EVO e fatela soffriggere per un paio di minuti, o almeno finché non risulterà dorata. NB: fate attenzione a non far bruciare la cipolla sennò risulterà amara e il vostro palato vi manderà una querela tramite raccomandata A/R.
  5. A questo punto aggiungete al soffritto i capperi senza sale e il sedano precedentemente sbollentato e lasciateli socializzare mescolando di tanto in tanto.
  6. Aggiungete le olive denocciolate e il sugo di pomodoro e fate cuocere a fuoco lento per una decina di minuti.
  7. Ora sarete stanchi ma dovete aggiungere le melanzane e l’aceto dolce.
  8. A questo punto gli ingredienti avranno fatto amicizia e staranno giocando a briscola. Mescolate per bene, da bravi croupier,  per farli amalgamare e spegnete la fiamma.
  9. Lasciate la caponata a riposare e riposatevi pure voi, ve lo siete meritati.
  10. Mentre state dormendo, vi viene in sogno il basilico che vi dice che l’avete dimenticato, allora dovete svegliarvi e andarlo ad aggiungere alla caponata ormai tiepida, o fredda se avete dormito troppo.

Un consiglio per mangiarla e gustarla a dovere: comprate 4 filoni di rimacino. Perché? Perché sì.

Articoli correlati

Lascia un commento

Fatti sentire!

Hai domande, suggerimenti o segnalazioni? Siamo qui per ascoltarti! compila il modulo per metterti in contatto con la nostra redazione.

L’arte, lo spettacolo e la cultura in Sicilia in Alta Definizione

Per informazioni e segnalazioni, mandaci email: info@sihd.it

© Copyright 2024 – Tutti i diritti riservati | Editore: Panastudio Gruppo Editoriale Codice Fiscale e Partita IVA 04674570827 Panastudio è iscritto al Registro ROC Registro Operatori della Comunicazione al n. 34046